Si potrà discutere sulle cifre. Ma il potenziale occupazionale dei green job non è in discussione neanche in Italia. Statistiche ufficiali non ne esistono, ma secondo l'Associazione produttori di energia da fonti rinnovabilii (Aper) i colletti verdi sono già oggi attorno ai 50-55mila tra occupati e indotto, solo per quanto riguarda il segmento energetico. Se si guarda al futuro l'economia verde potrebbe raggiungere i 250mila posti di lavoro per il 2020. Almeno stando alle conclusioni dello studio dello Iefe (Centre for research on energy and environmental economics and policy) dell'Università Bocconi sulle «Prospettive di sviluppo delle tecnologie rinnovabili per la produzione di energia elettrica», rivolto al Gestore dei servizi elettrici (Gse) e presentato a maggio.
È la prima ricerca completa che proietta stime attendibili sull'Italia energetica del 2020 analizzando diversi scenari. La capacità della nostra industria di rispondere alla sfida tecnologica, di ricerca e sviluppo, di innovazione, oltre che alla cooperazione tra pubblico e privato, potrà configurare tre diverse prospettive in base allo «sfruttamento delle opportunità». Nel caso di «un basso sfruttamento», in continuità «con quello degli ultimi cinque anni», il fatturato sarà di 30 miliardi di euro con un valore medio annuo di 2,4 miliardi e un'occupazione di 100mila posti. Con uno sfruttamento medio, coprendo il 50% della quota di mercato con produzione nazionale, si potrà realizzare un fatturato di 50 miliardi con una media annua di 4 miliardi e un'occupazione di 150mila persone. Se lo sfruttamento sarà alto, l'industria nazionale potrà realizzare un fatturato di 70 miliardi (pari al 70% della quota di mercato) con un valore medio annuo di 5,6 miliardi (2,4 miliardi in importazioni di apparati tecnologici) e raggiungere 175mila posti lavoro in Italia e 75mila al l'estero, 250mila in totale. L'eolico ne occuperebbe 77.500 (31%), le biomasse 65.000 (26%), il solare fotovoltaico 27.500 (11%), fino ai 10.000 (4%) impegnati nell'incenerimento dei rifiuti solidi urbani.
Più dibattuta invece la situazione attuale. Le previsioni variano, anche di molto, a seconda dei criteri di misura adottati. Le stime di Marco Andreassi, partner di AtKearney, sono prudenti: «A volte, nei calcoli occupazionali si includono i posti di lavoro generati dagli investimenti passati, sommandoli a quelli attuali e futuri. In realtà, molto spesso un singolo professionista segue più lavori contemporaneamente, e le posizioni di lavoro create da un dato progetto si chiudono quando questo viene portato a termine». Partendo da queste considerazioni, Andreassi stima che «se si considerano esclusivamente fotovoltaico, eolico e biomasse, e al netto degli impieghi part-time, i professionisti verdi a tempo pieno potrebbero essere a oggi poco più di 5mila in tutta Italia».
Secondo Paolo Bersani, partner PwC Advisory per Sustainable business solutions, «i green job saranno i veri driver occupazionali nei prossimi anni. Bisogna però compiere scelte di lungo periodo, mentre il punto di vista italiano è quasi sempre di breve termine. Quando l'Italia abbandonò il nucleare, non si mise in atto un piano concreto di sviluppo per le energie rinnovabili. Adesso, si guarda di nuovo all'atomo come unica alternativa per uscire dalla crisi energetica, ma lo sviluppo di un mix di energie alternative aprirebbe scenari occupazionali più vasti».
Più ampia la definizione di green job data da Marco Pigni, direttore generale di Aper, l'Associazione produttori di energia da fonti rinnovabili: «Il part-time e la consulenza sono fenomeni consolidati che devono essere inclusi nel calcolo. L'occupazione diretta legata alla green economy, in Italia, ammonta oggi a circa 30mila addetti, cui se ne sommano 20-25mila di indotto derivanti dalla filiera di produzione. Se si guarda anche alle aziende dell'edilizia e dell'impiantistica, che ormai stanno convertendo al verde il 30-40% delle loro attività, si aggiungono altri 50mila posti di lavoro al totale».
Ancora più ottimistiche le stime di Bruno Berthon, lead manager di Accenture per la sostenibilità: «Solo nel comparto delle energie rinnovabili i posti di lavoro da qui ai prossimi dieci anni, nel quadro normativo evolutivo previsto e in base alle promesse di investimento ad oggi, potrebbe valere 510mila posti di lavoro in Italia. Qualora si investisse maggiormente in fonti rinnovabili di terza generazione, in particolare nel comparto termico e geotermico, questi potrebbero salire sino a 700mila. Se estendessimo la definizione di green jobs al concetto più ampio di sostenibilità, che include ad esempio gli aspetti etici, sociali, la Csr, la supply chain e il green It, potrebbe aggiungersi un mercato potenziale di circa 400mila posti, attestandoci su un totale di 910mila-1,1 milioni nei prossimi dieci anni».
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